Dialogo tra uno scettico curioso e un ayurvedico Convinto [1]

chakra

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Autore: Dott. A. Chiantaretto
 
S:…Ma la parola «Ayurveda» io l'ho vista su alcune riviste tradotta come «La scienza della vita» e tu adesso mi dici che vuol dire la «consapevolezza della longevità». Queste cose non mi semplificano la vita per capire... Già mi sembra tutto così difficile…

A: Ma no, ma no, per capire l'Ayurveda, e soprattutto per metterla in pratica, basta ascoltare il proprio corpo e se stessi. Ayurveda non vuol dire scienza. Al tempo in cui la medicina e la cultura ayurvedica si sono formate, gli indiani non si sono «inventati» la scienza come la intendiamo noi moderni. Sono i cattivi conoscitori moderni dell'ayurveda (e i traduttori…) che commettono questo errore. Sai, ogni popolo si è «inventato» una medicina a partire dalla necessità di difendersi dalle malattie, di trovare dei rimedi in natura, di capire come funziona il corpo e la mente, eccetera. Tutti popoli si sono inventati anche la chirurgia, e secondo te da dove nasce la chirurgia che ai tempi dell'Ayurveda esisteva?

S: Boh… 

A: Te lo dico io che si fa tardi! Sai, amico mio, bisognava cercare di rimediare alle ferite della caccia e della guerra. Purtroppo la guerra è sempre stata una grande leva per la chirurgia e anche gli indiani l'avevano messa a punto. Poi, gradatamente, nel corso del tempo si è persa. Ti racconterò di alcuni interventi che si facevano in India al tempo dei colonizzatori inglesi e che i chirurghi della Compagnia delle Indie «importarono» in Inghilterra e furono eseguiti almeno per un secolo.

S: Ma dai, se lo dici tu…

A: Andiamo avanti: esisteva già invece la consapevolezza, cioè la conoscenza di sé e di come si fa a vivere il più a lungo e il meglio possibile, «Ayur», appunto e «Veda» = conoscenza. 

S: Questo è il desiderio di tutti. Non mi dire che c'è bisogno dell'ayurveda e degli indiani…

A: Apparentemente no, ma ti dimostrerò che con l'Ayurveda è facile e possibile. Hai mai sentito parlare di antiaging?

S: Certo, sono tutte quelle cose che la medicina scopre per farci vivere di più.

A: Non proprio. Antiagin vuol dire anti invecchiamento. Tutti invecchiamo, l'Ayurveda non dice che elimina l'invecchiamento e che non ci fa morire, ma dice che possiamo e dobbiamo essere consapevoli di che cosa fare per invecchiare bene.

S: Non capisco: allora il vivere il più a lungo possibile incomincia da giovani?!

A: Beh, da giovani, abbiamo l'incoscienza della gioventù, ma quando diventiamo adulti possiamo investire sulla salute e quindi sulla nostra longevità.

S: E come, con una vita di sacrifici e di rinunce?

A: Assolutamente no, possiamo cominciare dalla consapevolezza, appunto, di cosa mangiamo e dalle nostre abitudini di vita.

S: Ecco, lo sapevo. Tutti vegetariani…

A: Anzitutto l'Ayurveda non obbliga nessuno a diventare vegetariani; io lo sono diventato da grande, prima ho mangiato tanto di quel salame delle Langhe! Dobbiamo partire dal ricordarci che siamo quel che mangiamo.

S: Uffa, vecchia storia. Già i positivisti lo dicevano.

A: In realtà non è proprio esatto, mi correggo: noi siamo quello che assorbiamo dal cibo, quello che modernamente si chiama metabolismo.

S: Vuoi dire che l'Ayurveda parlava già di metabolismo? Non ci credo.

A: E allora l'hai voluto tu. L'ayurveda dice che ogni essere vivente ha un suo fuoco digestivo che in sanscrito…

S: Ahia, ricominci con le antichità…

A: Ma no, semplicemente il sanscrito era la lingua nella quale si scrivevano i libri, come il latino, il greco (hai notato che le parole della medicina moderna ad esempio derivano dal greco?)… Dicevo che in sanscrito si chiama «Agni», cioè fuoco. Ognuno di noi ha un proprio Agni, chi ne ha di più, chi ne ha troppo, chi ne ha troppo poco…

S: Allora vuol dire che il mio Agni è più forte di quello di Mario, quel mio collega che alla mensa non riesce a mangiare nulla, non digerisce, vuole sempre tutto in bianco? Io, invece, digerisco fin le pietre.

A: Siamo sulla buona strada: allora, la melanzana è melanzana, ma non è lo stesso il modo di ognuno di noi di digerirla, quindi il gioco non è solo nelle caratteristiche della melanzana, ma nel rapporto tra il mio Agni e la melanzana.

S: E di cosa è fatto 'sto Agni?

A: Dimmelo tu. 

S: Ma… boh! 

A: Consapevolezza, consapevolezza, amico mio! Me lo dirai tu, perché sei tu che lo possiedi e quindi lo conosci. 

Quando esageri a mangiare pomodori dici: «sento un bruciore alla bocca dello stomaco che mi sale dietro lo sterno». Ecco un eccesso di Agni e del suo principale costituente, «Pitta». Pitta è calore, è il principio, che ovviamente in natura esiste anche al di fuori del corpo umano; il calore che trasforma il solido in liquido e il liquido in gas. Pitta è, nel nostro, corpo l'elemento che cuoce il cibo, lo trasforma e permette di digerirlo e di assimilarlo. L'Ayurveda chiama Agni il calore che è presente nello stomaco, nel fegato, nella cistifellea, nel pancreas.

S:  Vabbèh, vada per Pitta, ma spiegami cosa c'entra Pitta, ad esempio, con quello che succede dopo. Sì, insomma, quando si va in bagno?

A: Ottima domanda, continuiamo il viaggio degli alimenti dalla bocca, nella quale avviene la prima digestione fino a…
Vedo che ormai sei pronto per l'Ayurveda.
 
 

 

Shanti Deva © 2014 | Powered by ARTEXPOWEB. All rights reserved.